Le Scalze – Chiesa di San Giuseppe a Pontecorvo
Testo di Andrea Viliani
23.04 – 20.05 2016
FRAMMENTI DI PARADISO
di Andrea Viliani
Frammenti di Paradiso è la terza mostra – dopo Rising nel 2011 e Dio c’è nel 2014 – che la Collezione Agovino dedica, con il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, alla sua articolazione e costituzione in progress.
Una mostra in tempo reale – rispetto all’identità in divenire della collezione, colta nella cronaca del suo stesso farsi – ma allo stesso tempo trascendente rispetto al suo accadere presente – in quanto tesa a fermare lo scorrere del tempo, con il suo inesorabile confinarsi appunto nella cronaca, per assecondare invece un’inclinazione tutta partenopea all’ascesi e all’estasi.
Questa mostra potrebbe essere, di per sé, l’analogo di una contr’ora, espressione con cui a Napoli si definisce, con splendida sintesi terminologica e concettuale, il momento della calma post-meridiana, il rallentare del tempo che sembra lavorare contro se stesso, contro il suo destino di progressione lineare: sospesi fra afflato
e godimento, nella contr’ora ci si illude per un po’ di fermare l’istante acuendo la percezione di sé e del mondo intorno a noi in una quiete meditativa illusoria ma, per questo, ancora più delicata, rara e benvenuta. Un istante di eternità instabile che contiene in sé passato, presente e futuro, negotium e otium, storie e Storia, individuale e collettivo, bene e male, paradiso e inferno, dannazione e redenzione…
La stessa collocazione della mostra – la prima in uno spazio pubblico, nei confini in fieri del trittico di mostre della Collezione Agovino – sembra dimostrare questa dinamica intima e pervasiva: presso il complesso monumentale seicentesco della Chiesa di San Giuseppe a Pontecorvo, nel quartiere dell’Avvocata a Napoli, la mostra evoca una costante tensione fra opposti, religioso e laico, cronaca e eternità, moto e stasi.
Dietro la monumentale facciata barocca e l’impressione di abbandono che circonda tante chiese di questa città – sovrabbondante di storia e testimonianze delle contraddittorie civiltà su cui è stata costruita, distrutta e ricostruita – si dischiude una scalinata che sembra una “scala al Paradiso”, salita la quale ci accolgono le ampie, vuote volumetrie della chiesa disegnata dal principe degli architetti del barocco napoletano, Cosimo Fanzago. In questo spazio-tempo altro
è libera di dispiegarsi e affermarsi sull’imperfezione del mondo, che inizia dal rumore del quartiere circostante, la potenza retorica del silenzio: tacito invito alla preghiera e sollecitazione rivolta alla dimensione corrotta dell’umano a considerare la sua irrilevanza di fronte al magistero divino e alla sua, differente, magnificenza, coerenza, completezza e verità.
Cartografia minimale che traccia a ogni passo le coordinate di un’avventurosa scoperta, la mostra si configura come l’incidente, l’accadimento relativo in uno spazio-tempo dell’assoluto fluttuante fra umano e divino, ombra e luce, invisibilità e rinvenimento, dubbio e comprensione. In questo contesto le opere contemporanee sono disseminate in un percorso mimetico, libero all’arbitrio di ogni singolo
visitatore, in una perlustrazione calante e risorgente nelle pieghe dell’architettura, in cui l’addizione degli artisti avviene fra primo piano e sfondo, scena e contro-scena, struttura portante e dettaglio decorativo. Ogni opera agisce come una rispettosa ma incalzante mise en abyme che restituisce, amplificandola, la parzialità stessa
di questa come di ogni collezione, di questa come di ogni mostra, di queste come di ogni opera d’arte: sempre parti di un tutto, indicazioni empiriche di assoluto e trascendenza, tentativi di relazione con l’altro da sè, a loro modo diversi e molteplici frammenti di paradiso in terra…
E, per chi come noi ha fede nell’arte, il nome di questi frammenti – nella loro fuggevole quanto radicale sequenza di suoni, colori, immagini, emozioni, sensi e significati – sembra poter corrispondere a quelli che ci accorgiamo di sussurrare a ogni passo, durante la nostra visita-preghiera-premonizione-ricordo… Giorgio Andreotta Calò, Francesco Arena, Lutz Bacher, Luca Bertolo, Ethan Cook, Michael Dean, Luca De Leva, Lorenzo Scotto Di Luzio, Fabian Henrkenhoener, Merlin James, Esther Kläs, Runo Lagomarsino, David Maljković, Damir Očko, Pietro Roccasalva, Andres Serrano, Kiki Smith, Michael E. Smith, Martin Soto Climent, Alberto Tadiello, Josh Tonsfeldt, Sergio Vega…
UN VIAGGIO ENTUSIASTICO
di Fabio Agovino
La parola entusiasmo deriva dal greco enthousiasmós e vuol dire letteralmente “in dio”, da en, ‘in’, e theós, ‘dio’. Introdotto per la prima volta da Platone, il termine indicava uno stato di esaltazione tale da far perdere il controllo della propria coscienza, una sorta di furore interiore scatenato dall’invasione di una misteriosa forza divina. Per me l’arte rappresenta esattamente questo furore, un sentimento intenso e irrazionale che tenta di superare l’insensatezza della realtà.
Ho deciso di dedicare parte della mia vita a ricercare con passione e attenzione opere d’arte per inscriverle in una collezione, preservarle dal destino di oggetti chiusi e portarle su un percorso aperto volto all’interpretazione del mondo e alla comunicazione delle intuizioni di cui di volta in volta si fanno espressione.
Collezionare è per me un atto liberatorio, oserei direi rivoluzionario. Come illuminazioni per il nostro presente, le opere si riuniscono in un disegno in
continuo mutamento, in cui il divenire si rivela essere la chiave di lettura per quelle corrispondenze segrete che abitano il quotidiano, i suoi accadimenti, i suoi oggetti e i suoi spazi. Ogni qualvolta organizzo una mostra, riesco a trovare nuovi significati e nuove visioni per opere che pensavo di aver definito e racchiuso attorno a un significato unico, rivelandosi invece geometrie di relazioni e di scambio che mi conducono verso un continuo riesame dell’interiorità. La prima volta che sono entrato nella Chiesa delle Scalze ho avuto l’impressione che il tempo si fosse fermato, che si ritraesse a mano a mano che procedevo verso l’altare; e così ho deciso di raccontare la mia collezione con una mostra che avesse come sede quel luogo, che per sua natura si rivolge all’intimità più profonda, cercando di creare un percorso ascensionale in cui l’inferno e il paradiso, il male e il bene, deponessero il proprio velo.
Racconti di paradisi perduti, di nature mitologiche e lontane, di alterità nascoste, di sofferenze inenarrabili e di possibilità di riscatto e sollievo, Frammenti di Paradiso è stato un viaggio alla ricerca del senso della vita, ma soprattutto un inno al potere salvifico dell’arte.
Artisti
Giorgio Andreotta Calò, Francesco Arena, Lutz Bacher, Luca Bertolo, Ethan Cook, Michael Dean, Luca De Leva, Lorenzo Scotto Di Luzio, Fabian Henrkenhoener, Merlin James, Esther Kläs, Runo Lagomarsino, David Maljković, Damir Očko, Pietro Roccasalva, Andres Serrano, Kiki Smith, Michael E. Smith, Martin Soto Climent, Alberto Tadiello, Josh Tonsfeldt, Sergio Vega.
Photos credits: Maurizio Esposito
La mostra ha ricevuto il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee di Napoli.